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      Non monta, cuore pallido, per cui la sistole e la diastole male soffiano e le valvole s'impacciano nell'adipe; non monta, ottimo cuore d'egoismo, cuor duro d'indifferenza alle comuni atrocità del giorno: il ricantare, sotto lo stellone d'Italia (noi tutto dí lo ripuliamo di lagrime; dicesi che il sangue ridoni al vecchio oro mirabili splendori) stellone, doppio pentaclo disabusato, doppia squadra massonica senza vírtú, tra le raggiere cinigliate del padreterno; il ricantare, a qualche cosa profitta. Profitta a messer Beckmesser la squisita sopercheria di svolgere curiosi e sinceri (oh, allora sinceri!) motivi da Pascoli, passandogli vicino non curarne in vista, ma attentissimo in fatto, come nelle Voci della Villa; profitta, senza che lo si accorga, di ripresentarsi in Certi Poeti, auto-prosopopea oh, qui sincera e modesta:
      Occhieggianti con fiera bramosiale allodolette immemori del sole,
      e dilettanti di chinchaglieria.
      Non cerchiamo, nei trumeaux poetici, se di questa chincaglieria araldica e cavalleresca si rinvengano esemplari; accontentiamoci di passar oltre e di assicurarci, che, in questo ordinato sinfoniale, gustoso alle orecchie comuni, noi non noteremo una frase nuova, un sentimento personale, una parola viva, un effetto di pensiero che lavori, un affetto convinto alle sofferenze e multiple; ma un lento, continuo, noioso zampillare di tisane medicate, da un mascherone uso classico di fontana spillato e saltellante nel bacino muto di gioia e torbido di preoccupazioni egoistiche.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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