Scorre per L'assemblea delle donne del comeda attico (Ecclesiazousai), satira saporita, come un manicaretto pepato, sopra le beghe e i concilii delle damine ateniesi al tempo di Pericle, ammalate di feminismo, di un feminismo speciale e tutto fisico, strano in parte e naturale nelle relegate matrone del gineceo cui vedevano disertato per i salotti e le alcove dell'etaire filosofesse e bas bleu. O, dalli Aneddoti (Anekdota) di Procopio, storico bizantino della vita intima e licenziosa delli autocrati di Costantinopoli (anni 549-553), volge e sottolinea le indiscrezioni sopra la gioventú e sul matrimonio di Teodora, l'Egeria coronata e la giuocolatrice del circo imperiale, consiliatrice del Digesto al gonfio Giustiniano, inquieta cacciatrice di amanti giovani; la superstiziosa del Cristo antifoneta; la pur troppo sconciata Teodora da Sardou; che, dalla cronaca, espresse un balletto ed una operetta a fine tragico. Pindaro, l'intraducibile, non lo spaventa; ma non lo rima né lo scande nella volgarizzazione; stende in buona prosa corretta e fluida l'ode in onore di Midas d'Agrigento, suonator di flauto (aulete), e non deturpa modernamente nomi di mitologia ed attributi divini. E quindi, dei frammenti di Nossis, profumati, al dir di Meleagro, come i fiori dell'iris selvaggi tra le spade acute e lunghe delle foglie verdi, compone una collana di gemme preziose da invidiarne Saffo; ché, l'una, dalla triangolare Sicilia, pulsante e fervida come un cuore nel mare meraviglioso della leggenda, e, l'altra, dalli acanti rovesciati e perenni di Mitilene, svolgono il coro indimenticato dalle fanciulle di Lesbo e troppo risaputo dalle fragilità nevrotiche e feminili della nostra Europa.
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