».
Ma dovrà pur troppo sentirsi ripetere da quanti conoscono l'opera sua intiera: «Questa vostra maturità, questa vostra integrazione è artificiosa, non è genuina, è sforzata, voi vi siete subito essicato, ed i fiori che dà la vostra pianta non hanno piú nessun profumo».
Qualcuno, del resto, può essere assolutamente sincero nel ripiegarsi e nel passare tra le schiere spesse della gente facile ad accontentarsi e ad accontentare; di ciò parlo rileggendo l'ultimo volume di Romolo Quaglino, Cibele Madre(29); il quale, col ripetere una forma ch'io credeva in lui abolita, nell'ultima e romantica raccolta di Fior' Brumali, mi fa oggi in tutto credere ch'egli ci abbia lasciato per sempre.
Ricco di assai erudizione e di molta dottrina, nobilmente inquieto di curiosità, porgendosi dei problemi di nuova estetica e di razional sociologia; ardente, audace e generoso, mandò, come una sfida al pubblico grosso ed incitamento ai geniali, I Modi. Anime e Simboli. Fraternamente nella Epistola Apologetica io lo sentiva pulsare pei comuni ideali; il nostro pensiero si confortava e si completava come per riflesso di simpatia e per alacrità d'azione.
Allora furono le papere giovincelle e diguazzanti nel pantano a schiamazzare, le piccole ire degli ignoranti, gli abominii dei timorati, le paure dei semplici puristi e dei concordatarii di letteratura.
Allora furono i microscopici ed avvelenati bacilli follicolari, che inquinarono contro di noi le gazzette frascheggianti, dichiarandoci e pazzi e decadenti ed anarchici in una volta sola: allora, suscitammo impensati fervori e non sperate ma care solidarietà e, se con entusiasmo, vennero a noi, giovani, altri giovani, nell'aiuto di questa piccola battaglia, non cruenta, ma d'inchiostro, nella quale si tempravano, a prova, le armi per una prima libertà contro ai dogmi della retorica, riguardando a tutte l'altre libertà di cui aspettavamo, insofferenti, l'avvento.
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