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      L'autore di Cibele Madre s'involse dentro, cosí da tornare ad essere lo scolaro studioso, diligente, testardo, avido del primo posto tra i banchi; ed il suo verso risente di tutto questo, volgendosi alla critica come al maestro e pregandola (perché l'ha obbidita) della piú alta classificazione in faccia ai condiscepoli. Io amo gli errori sinceri ed audaci, e gli impeti originali della spontanea creazione: potrei lodare qui? No, a meno che l'ultima forma di lui sia la piú sincera, cosa di cui mi dorrei.
      Cibele Madre deriva dalla bella fonte che calò da Brandusia all'Enotrio; nel rivolo confonde le sue acque. Vuole per questo rinverginarsi? L'allegoria iniziale può farcelo sospettare. Dice infatti Giuliano l'apostata (il Quaglino lo riporta in nota) che, venuta da Pessinunte di Frigia la statua di Cibele, madre degli Dei, là onorata come caduta intatta dal cielo, per mare alle foci del Tevere, donde la si sarebbe processionata a Roma, l'oneraria che la portava, rifiutò di risalire la corrente. Inutili furono gli sforzi di tutto il popolo romano per trascinarla verso la città sacra; quando Claudia, vestale accusata a torto d'aver violata la sua verginità, annodata alla prora del naviglio la sua ciarpa, dopo di aver pregata la dea di esaudirla, per quel tessuto fragile e lilliale, la condusse, tra l'ammirazione dei presenti: «Tutti riconobbero allora e la potenza della divinità e l'innocenza della vergine».
      Tutti: io dubito della verginità cosciente di Cibele Madre, a meno che il suo autore, in sulla via, non abbia trovato il fiumicello Canato di Nauplia, nel quale, annualmente, Giunone si bagnava per tornar perfetta nelle braccia di Giove delicato e goloso di primizie: dubito: e penso che i Galli frigi e Preti della dea, per necessità de' loro uffici erano eunuchi.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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