Forse, egli non ha mai dimesso dal cuore una sua speranza di vedere, nel tempo, un'Italia federale e repubblicana sotto la protezione della Santa Sede; ma certo fu cattivo estimatore di quanto significa, in fondo, repubblica; la quale è semplicemente libero ordinamento contrattuale, da cui ogni e qualunque religione, dogma e credenza debbono esulare.
E tutto ciò sarebbe in oggi oscuro o poco conosciuto, se mal accorto pel suo autore Ettore Verga non avesse esumate queste lettere al Cantú, stimolo alla maldicenza di unMELIBEO.
[In «L'Italia del Popolo», a. XIII, n. 1244, 12-13 giugno 1904.]
«GLI UOMINI ROSSI»
di Antonio Beltramelli
Non conoscevo Antonio Beltramelli; mi si disse ch'era un romagnolo, ch'abita Forlí, che scrive, o scriveva, sulla «Patria» eleganti note critiche di letteratura, ch'era collaboratore del «Marzocco». Ma, da quando io mi sono rifugiato nella mia trappa, gli esteti di Firenze mi trascurarono nell'invio del loro foglio e non ho potuto prima d'ora sapere le attitudini personali e distinte di quell'autore.
Due volumi testé, Gli Uomini Rossi ed Anna Perenna, mi sono venuti rivelatori del suo nome e delle sue virtú: ed io mi affretto a renderveli noti, secondo il mio parere, in queste solite conversazioni, se mi vorrete udire.
Gli Uomini Rossi, come opera d'arte in prosa, di qualche intenzione romanzesca, sono inclassificabili nella serie stabilita dei generi letterari. Non pretendono al romanzo; stanno tra le avventure di realtà e di imaginazione; sono profondamente analitici e nel medesimo tempo sintetici; sono, sopra tutto, l'esposizione completa e sincera di una finissima ironia rettificata a buona scuola italiana, con garbo, misura, proprietà di lingua: la gustiamo sapida per le molte parabole verbali e per le imagini eccitatorie di sentimenti, di passioni, di riflessioni.
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