Come al suo lavoro non si può affiggere etichetta esauriente di catalogo, cosí le sue idee, che vagano e che fluttuano in una completa libertà soggettiva, non possono venire regimentate al seguito di questo o di quel partito, coefficiente ideologico e pratico a corroborare una o l'altra delle finalità politiche.
E l'«Idea liberale» di Milano, che, giorni sono al proposito, credeva di derivarne dei corollarii di tattica pel suo monarchismo, erra assai; perché, tra i molti episodii e le molte maschere del volume, ha forse dimenticato quelli che si riferiscono ai libertari. Ma qui sono accennati e ritratti con tanta espressione di simpatia; con cosí nobile intenzione e larghezza di comprendere, da farmi spesso domandare se il Beltramelli non si volgesse benignamente verso costoro, intellettuale compreso della grande idealità delle dottrine, dagli ignoranti e dai paurosi alla leggera condannati, partecipi e l'altare e la corona e la borsa e tutti i proxeneti dei piccoli e grandi affari.
Onde, se qui alcuno trionfa, non è certo la famiglia di Gian Battifiore, sindaco repubblicano e Gran Copta della Città del Sole; non è il clericalume di Monsignor Antilante, grosso vescovo volpino, che impone sponsali religiosi, quando l'unione dei sessi era già avvenuta senza intervento di formole legali e chiesastiche; non è il Cavalier Mostardo, baffuto e disinteressato d'Artagnan di bella prestanza estetica, liberatore d'Europa dal Castello dei Lecci, improvvisato rifugio medioevale e romantico alla prima notte emozionata degli amanti; non vincono, pure ricevendone consentimento ed accoglienze entusiastiche, gli sposi Europa Battifiore e Didino Liturgico, imbarazzati dei loro corpi e del loro amore, fors'anche pel resto della loro vita, quando l'abitudine delle loro epidermidi piú non li stupisca o li faccia divagare.
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