Dalle lettere che vi si leggono, sappiamo com'ella scrivesse troppo bene, ragionatrice d'amore, compresa del suo passo di prosa per crederle in tutto a quanto dice, cioè alla passione espressa nella patetica che soleva confidare al romanzo.
La Sand è cosí; la sua schiettezza apparente è il risultato di un ragionamento; la sua impressionabilità delicata è lambiccatura romantica. Come tale si è fatta e ha goduto una speciale esistenza; violenta, imperativa, tumultuosa, fu di se stessa eroina, come volle che lo fossero le sua figure romanzesche.
Buon tempo delle nonne, in cui gli occhi oscuri e lucenti si allargavano, sulle guancie, perché le occhiaje artificiali si tingevano di datura stramonium. Le gonne fluttuanti ed ampie, le scolacciature tra la pudicizia e la sfacciataggine, i piccoli piedi nella scarpetta di raso, la lunga calza bianca di seta, gli scialli che venivano dall'India, un Lara di Byron, i cappelli alla Bolivar, le treccie ricciolate ed inanellate, il gilio bianco a tramontare sul berretto frigio delle mal composte giornate di luglio, suscitarono assai Mademoiselles de Maupin, piú vere, nel fittizio di una favola logica, che non un vissuto cavalier-damigella d'Eön, figura storica e neutra tra gli squadroni de' cavalleggeri e le consulte internazionali della diplomazia.
La Sand, che predilesse gli abiti maschili, che forse, e, non invano, diede pretesto all'irritato de Musset, se in una notte allucinata ha composto una Gamiani, sadica al punto e saffica da suscitare una vampata di erotismo pazzo e meraviglioso, la Sand, cercò d'essere l'amazzone del bizzarro stallone della rinomea e della bizzarra chinea della fama.
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