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      Con una leggerezza femminile, ch'ella stima profondità, non scoperse nulla sotto la gaiezza d'imprestito; non l'amarezza inquieta del pensatore e del delicatissimo turbato ed annoiato dalla borghesia invadente che non è sempre la democrazia; non vide l'eterno innamorato dell'amore, mentre avrebbe dovuto scoprirlo per affinità, se fosse stata una vera amorosa di razza; ma piú tosto stupí dello sforzo che usava per ricercare l'arguzia e l'indifferenza di un fuoco artificiale e capzioso di parole e di frasi, originali sino al paradosso.
      Diversamente l'accoglieva il de Musset, quando gli si faceva compagno di gite a Civitavecchia:
      Oú Stendhal, cet esprit charmantRemplissait, si dévotement
      La sinécure;
      gli vide il livido nel cuore e lo affermò:
      Il existe un bleu dont il meurtPar ce qu'il est dans des prunelles.
      in tanto piú crudele, in quanto colla baja dava schermo alle sofferenze.
      L'ottima Sand lo osserva invece «in un cattivo albergo di villaggio, dove Stendhal fu di pazza gaiezza, di una conveniente ebrietà, per danzare, levata la mensa, a torno alla tavola, col gran rumore de' suoi stivali impellicciati».
      Dal canto suo, il cercatore d'anime dell'Amour, il touriste per elezione, l'innamorato invano di Matilde Viscontini, non si trattiene a lungo con lei; dopo lo sfoggio delle sue eccezionali e disinvolte capriole ideologiche, le volge le spalle e si domanda di che si impacci questa bas-bleu, fornicante pandemia per inquietudine e frigidezza; sorridendo la trascura e la dimentica.
      Non cosí il Barbey d'Aurevilly.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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