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      Ecco, la scienza si accosta al sentimento, la poesia al sapere per formole esatte; e la letteratura, quando ha raggiunto questo culmine, attesta di una grandissima civiltà, dove ogni espressione dell'utile e del bello si trova al proprio posto, a volta centro, a volta appendice, né superiore, né identica; non uguaglianza, ma equivalenza sull'equilibrio della vita collettiva, fisica e morale. L'Allegoria invece, è una astrazione della vita; in quella già intervenne, per comporla, un giudizio, una scelta, cioè una operazione retorica. Non promana dalli enti e dalle loro dirette od indirette relazioni, ma da un modo arbitrario di categoria, quindi da un preconcetto, il quale applica quella astrazione teorica, per cui, anche contro le leggi fisiche, tenta costruire una sua argomentazione.
      Mentre il simbolo esprime successivamente la serie delle energie, l'allegoria sforza il mondo a ricevere una sua ipotetica concezione della energia, operando metafisicamente: sua base è il ragionamento, apriorismo, il diffidare delle sensazioni, il confidare al perché scolastico ed al principio d'autorità. L'allegoria è la delizia della letteratura d'academia; le letterature spontanee, originali, popolari e sincere sono simboliche. Tutti l'ingegni ben rigovernati dalle massime di moda possono fabricare delle allegorie che piacciono, l'architettura delle quali inganna a prima vista sulla solidità e la profondità dell'edifizio, mentre non è che un paravento di cartone dipinto, dietro cui non vi è nulla.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Allegoria