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      Ma sempre vibra di uno spirito soddisfatto: anche incontro al malinteso. Personificato, è la mano armata dell'autore, da cui si separa, e giunge al segno: piú tosto non accennerà a benigne accoglienze, ma chiederà d'essere accolto bene; proiezione di un'anima singola, sarà il fatto superbo, che, tra li accessori umani, svolgendo una dopo l'altra le sue pagine, dirà giudizi non imparziali ma sereni e sinceri, ed attenderà il futuro senza tema di smuntare. Perché «colui(37) male si avvisa che da se stesso vorrà proclamarsi il suo proprio contemporaneo, disertando ed usurpando, con eguale impudenza, e dal passato e sull'avvenire, quando già l'uno precipitò, e l'altro tarda, ed ambo si frammischiano, perplessamente, come volessero mascherarne la divisione»; tutto sta nella continuazione; nessun atto è contemporaneo ad un altro, incominciasse e terminasse matematicamente nell'istesso istante; perciò nulla è identico, per quanto ogni cosa sia equivalente.
      Irrompere, d'un tratto, inaspettatamente, con violenza, nel mar morto delle lettere, sul quale dominava sovrano il luogo comune, la pastoja imparaticcia, la forma usuale, infiorata di quelle stantie variazioni, cui la retorica aveva accumulato ad ingombro dei cervelli buoni ed a delizia delle menti incapaci di pensare originalmente, era un richiamarsi alle attenzioni malevoli di tutti, alla disapprovazione di quelli che, per mestiere, volevano faticar meno e farsi valere di piú. Era determinare la fine delle viete formole prosastiche; incominciare lo smantellamento del castelletto piacevole e ben architettato della prosodia.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354