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      Il mare, le onde, il vento, le stelle, il cielo ne sono li eroi, pura espressione ariana dell'eterno simbolismo, donde nacquero i miti di tutte le religioni e la prima ragione d'ogni arte, un'altra e forse nuova teogonia, espressione d'impeti e d'esuberanza, eccessiva, lampeggiata e corrusca verbalità di imagini e di sensazioni; poema di movimento intenso e di volontà.
      Poco dopo, in Destruction, fa lirica dei suoi sentimenti compresi ed espressi con foga. Egli si sente insoddisfatto di tutto, non perché tutto gli ripugni, ma perché tutto non gli è sufficiente. Lamenta pochissima libertà, accusa la stabile e marmorea insistenza della morale del rito, dell'amore, della scienza e dell'arte: egli vuole completare col fatto il suo desiderio; pretende foggiare il mondo a sua simiglianza; dotare li uomini e le cose del suo suggello. Qui è il romantico che anela all'infinito; la stessa passione lo porta a distruggere perché rifabbrica diversamente, è l'insofferente e l'anarchico in estetica che batte un esclusivo suo metro balzante ed ansante, turgido di rispondenze, di gridi, allitterazioni; è il versificatore sovversivo, che canta contro tutte le regole, che esagera tutte le licenze, imprime, nella lingua, il suo carattere di frenesia di precipitosa rapidità che si libera di tutti li altri pregiudizii i quali statuiscono, sulla società una academia, e li ripudia, si vanta nudo e pugnace, secondo la destinazione del suo organismo, alla conquista di una sua felicità ideale, forse misteriosa antinomia.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Destruction