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      - A lei canta il cuore che si svuota di poesia e d'eroismo; verso di lei concorrono le sue passioni, si sfrenano baci senza fine, su di lei cala la tenebra, e colla notte, esausto di ritmi e di voluttà, ma non sazio, il corpo del poeta si abbandonerà sulle sabbie ancora arroventate dal mezzogiorno, corpo leggero in preda al vento.
      Rubens e Goya presiedono evocatori al sogno profondo che assomma sensualità, stranezze e crudele misticismo, tutte le forze libere e tutte le piú appassionate aspirazioni. Soccorrono le strofe colla armonia violenta dei loro colori; col disdegno serrato e sapiente dei loro contorni; fermano il metro lucido e distintivo, in un disordine apparente e volontario. Perché Marinetti sa, come un Rutilio, uno Stazio, un Claudio Claudiano, un Ausonio della imperiale latinità, correggere il barocco e rimettere il gusto ne' limiti logici della lingua e dell'arte, arrestare in tempo il suo slancio prepotente.
      Certo egli stupisce il superficiale, e chi non è avvezzo al suo temperamento, gli dà facile biasimo di affettazione, di esagerato ed artefatto lenocinio e gli rimprovera le imagini inedite funambolesche, rutilanti sfrenate, tormentate di velocità e questo Pegaso:
      Dio veemente d'una razza d'acciajo,
      Automobile ebro di spazio,
      che scalpiti d'angoscia, il morso sui denti stridentiAl consuetudinario compiacciono le lente processioni delle canefore, il mare placido e giovane dell'Ellade, il verde dei pascoli, le rame mollemente mosse dalla brezza, tutto il repertorio, non privo di certa grazia e soavità, ma sciupato dall'Arcadia e dai petrarchisti, dai manzoniani e dai pascoliani ultimi venuti.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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