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      È una guida per l'isola dell'Etna e dei Mille scritta da Edmondo De Amicis con maggior garbo che non siano le pagine di un Baedeker, illustratore di città, mentore e consigliere d'alberghi, di tariffe e di igiene peripatetica.
      Ha tutti i pregi e tutti i difetti del genere cosí detto de amicis in commercio librario, per ciò, per quanto postuma, richiamerà molti lettori. La mediocrissima coltura del giorno ed il divirilizzante sentimentalismo, in cui siamo allevati, spiegano le centinaia di migliaia di copie del Cuore e l'indignazione, di cui veniva preso Carducci, davanti a questa patetica e scialata beccheria di languori; spiegheranno anche il successo di quest'ultimi Ricordi. Oggi, lo hanno post-mortem, bombardato per grandissimo scrittore italiano: l'erede e li editori accampano il maggiore interesse a divulgare la diceria.
      Io mi sorprendo, invece, ad essere irriverente alla sua apoteosi, come prima sempre mi opposi alle lodi esaltate che d'ogni campo e setta convergevano su quest'ultimo manzoniano socialistoide. Fu, di fatto, il piccolo-grande-narratore delle piccolissime cose comuni d'Italia; preferí La Carrozza di Tutti e vi si allogò a suo agio; logicamente il ventre della Patria, cioè socialisti, monarchici, preti e massoni lo glorificano a battuta. Ebbe, cosí, troppo amici, e, per la Storia, non è buona raccomandazione; nelli ultimi tempi fu il padre Dante dell'alpinismo e cercò di far piangere anche il Cervino sulle sue vittime: per fortuna, l'Alpe stuzzicata non se ne curò. Su via bisogna innalzargli prestissimo un monumento, prima che i suoi turiferari non ce lo rendano antipatico in tutto.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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