Da Locke, da Condillac, la formola scientifica ed aristocratica discese a Rousseau; egli ne fu il divulgatore, da lui datano Rivoluzione e Romanticismo, schiettamente francesi; mentre in Italia, il romanticismo, come bisogno ed espressione estetica, si era già affacciato col Tasso, come rinnovamento etico e filosofico, con Gian Battista Vico ed i Verri, organo massimo, in Milano, «Il Caffè». Rousseau esplode col Contratto Sociale, ne asseconda il movimento suscitato coll'Emilio, coi saggi Sulla Ineguaglianza delli uomini, sul Governo della Polonia, colle sintesi delle sue Confessioni, delle Memorie di un passeggiatore solitario. Egli ha dato dunque la ragion critica e la ragion pratica del suo metodo, che è norma di vita e vita vissuta.
Gittò l'opera sua come un enorme masso di granito nella palude delle consuetudini incipriate e scettiche del suo tempo, in cui si erano sdraiati, e marcivano, feudalismo, cattolicismo, burocrazia de' vecchi parlamenti provinciali, albagia ignorante del militarismo d'ingaggio. Ne sollevò una marata, un vortice, nel tonfo; e l'onde concentriche vibrano tutt'ora sulla superficie sociale. Nessuna perturbazione fu piú profonda e piú duratura di questa nella coscienza francese, quindi europea; la rivoluzione che volle Nietzsche l'uguaglia in intensità ma non in estrazione: e, senza l'uomo di natura, non poteva essere imaginato un iperuomo.
Quando le due attive concezioni si fondano, Max Stirner bandisce la sua anarchia individualista e stoica e fa l'individuo Stato.
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