Egli non fu ateo, né alcuno poeta e filosofo potrebbe vantarsi di esserlo, senza decapitarsi, perché senza Dio, energia per eccellenza, non vi è morale, e l'ateismo impaluda l'arte.
Rousseau riposa nel Pantheon a Parigi, dove la Convenzione gli diede sepoltura; vanta monumenti nei passeggi e tra le ombre verdi dei giardini popolari; oggi ritorna, sopra il breve fiato delle attualità di moda; Lasserre, Lemaître, Faguet ed il Rod, pro e contro di lui, a contrastarlo, ad esaltarlo, a fargli processi e difese postume ed inutili. La storia gli ha decretato l'immortalità, alla quale consentono il nostro cuore e la nostra mente,
….. e finché il solerisplenderà su le sciagure umane.
[In «La Giovane Italia», n. 2, febbraio 1909.]ALFREDO ORIANI
A richiamo di alcuni periodi di una mia prosa, qui citati l'altro giorno, per racchiudere in breve cerchio il carattere, la figura e l'attitudine letteraria di Alfredo Oriani, s'affollano memorie e mi riescono gesti suoi tra i piú spontanei e consueti, indici d'animo grande e sdegnose espressioni disincantate per ogni cosa, di chi, amareggiato dalli uomini ed in perpetua e fucinante tensione, quasi presago, rimaneva sospeso ed in attesa, sempre, di un fatto enorme, che, con se stesso, avesse potuto rinnovare la faccia del mondo, in simiglianza della sua commossa ideologia.
Dalle quinte colonne della Italietta, per un suo malaugurato e sfortunato Olocausto, e piú irritato per altre sue contradizioni, che, viste in superficie, mi parvero incompatibili colla sua politica, aveva già scritto: La decadenza di un letterato.
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