Stampato sulle piú grosse riviste parigine come romanziere, come commediografo fortunato recitato in tutti i teatri italiani, pur egli non è letterato» nel senso pretto col quale io intendo ed intende Carlo Dossi la parola. Scrittore, sí: perché nulla trovò del suo, perché fu l'estrema sinistra del manzonianesimo, come Fogazzaro ne rappresenta l'estrema destra; perché seguí, all'occorrenza la disciplina piú in voga, e seppe giovarsi della réclame, quel tanto che l'eleganza concede, come, della bizzarria, ciò che la haute, che tanto ha frequentato, permette ne' salotti di buona compagnia dei disoccupati occupatissimi di flirt, cavalli, automobili, tennis, ballerine ed adulterii brevi e senza dolore.
Rimase nel ventre delle lettere nostre: il Farina aveva meglio preveduto, abbandonatosi in gioventú alle fiamme porpuree di una Bohème lombarda tra il Tarchetti ed il Fontana: il De Roberto era arrivato troppo presto a credersi di piú che non lo si valutasse, subito rifiutatosi di continuare, tradito dal suo presumersi: il Verga grande e massimo muto: svoltato per un altro cammino piú utile piú conturbato e doloroso il De Amicis; inquieti sospettosi li altri anonimi, che tendevano la pezzuola al vento per mettersi da quella parte verso cui spirava in favore; bottegaja l'arte che si vendeva; invenduta ed aspra e ribelle ed inattuale l'altra ammucchiata nelli scaffali; il Rovetta ci riconduceva ad una formola non recentissima ma piacevole che allietava alla lettura, non imprecando ai sovversivi, non gridando guerra ai ben pasciuti, altalenando in buona armonia sul liberalismo, una volta meno gesuita e meno ebraico del «Corriere della Sera», rimasto per altro, nella buona grazia di quest'ultimo, reputato machina sicura di romanzi e commedie.
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