Ma vi fu una stagione, verso il 1880, e, per taluni dei piú arretrati pare verdeggi ancora, in cui questo provinciale assunse l'aria dispotica d'instauratore del romanzo italiano. Allora, venne noverato tra i quattro fratelli, dalle tendenze opposte e dalli intendimenti diversi, confusi in uno stuolo di cugini di Persia e di Atene - Enrico Panzacchi ed Arrigo Graf -, mentre de' papagalli grigi frullavano intorno a loro le ali impumate di albagia franco-germanica, uno stalliere frugoniano si atteggiava a malinconioso, il porchetto di casa ed il cagnolino squittivano a battuta.
Certo č, che venne ad assumere il primato, accosto al D'Annunzio ed al Rovetta, di questo genere assai fruttifero; e, tratta per le vie di traverso dalla sua ingenuitā e liberalismo non ancora salesiano, la critica severa, acuta e profonda di Felice Cameroni si era messa a lodarlo, dimenticando il suo indimenticabile Zola, per poco; errore di cui non scuso al dilettissimo amico le premesse. Collo Zola aveva perso memoria di Giovanni Faldella, venuto per le mani di Carducci, che se n'era entusiasmato, di Rocco de Zerbi papā della magnifica Avvelenatrice; di Giovanni Verga insuperato coi Malavoglia degni di Flaubert e di Balzac, di La Desinenza in A che giā stampata e letta era un lucidissimo scandalo geniale, del No, del Nemico, della dramatica possente ed affascinatrice dell'Oriani, che aveva raggiunto coll'al di lā della passione l'adatta espressione esasperata di una lingua di vertigine e di ragionamento; quale doveva tipicamente manifestarla.
| |
Persia Atene Panzacchi Arrigo Graf D'Annunzio Rovetta Felice Cameroni Zola Zola Giovanni Faldella Carducci Rocco Zerbi Avvelenatrice Giovanni Verga Malavoglia Flaubert Balzac La Desinenza Nemico Oriani
|