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      Io sarò, spero, a Oriago. Allora ci scambieremo almeno una visita. Di cuore suoA. Fogazzaro.
      Non ci vedemmo piú. Avendogli io mandato, qualche anno di poi, la Prima Ora della Academia, seppi da malevoli, che l'aveva messa tra il rifiuto della sua biblioteca, tra i libri cioè che un suo Indice sbrigativo o personale infliggeva alle opere non ortodosse al suo intendimento. L'anno scorso gli inviai, perché tenesse compagnia alla sorella, Revolverate: ora, si troveranno nella casa vicentina a raccontarsi i casi rivoluzionarii del loro comune genitore, tra li apparecchi del funebre ufficiale e senatorio di magnifica pompa cattolica-costituzionale.
      Perché, questo senatore Antonio Fogazzaro, il Don Murri de' romanzatori, fu estraneo al popolo e divenne l'academico della plebe letterata; perciò, fu esclusivamente costituzionale e monarchico; ne ebbe tutti li onori e le cariche possibili in questa democrazia incoronata: e, tanto piú gli ne pervenne, in quanto, piaggiando il padre Tosti, che tornò in convento, benedettino, a morirvi di glorioso rimorso, avendo tentato di ricongiungere Quirinale e Vaticano, egli sfrondeggiò sulla religione, ma si inradicò nello Stato.
      Antonio Fogazzaro rimane stipite medioevale, in città guelfa, in assetto comunale clericalissimo: si presuppose perciò capace di uno scisma, non alla Arnaldo, non alla Savonarola, ma in continuazione di questi e del Sarpi, con vaga motivazione academica intermessa tra Calvino e Tirrel. Ora, il solo concepire discussioni teologiche, quando zirla per l'aria il monoplano Blériot alla conquista delle stelle, è tale inescusabile anacronismo che solo in Italia può illustrarsi col massimo ufficio legislativo.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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