Il dialetto è profondo e sottile mezzo d'arte, come la lingua. Rileggiamo Porta, verso cui si inchinò Ugo Foscolo, chiamandolo l'Omero del Giovannin Bongee; ed il Belli e Brofferio: non sono stipiti di saporitissima italianità; non sono poeti universali per quanto e milanese e romanesco e piemontese?
Il Giusti ha ben appreso da costoro la satira italiana, che qualche volta è, in lui, appena fiorentina.
Tali ed altre piú sono le lodi ch'io vorrei cantare alla poesia dialettale e desidererei che risorgesse con maggior impeto ed efficacia; né mi sembra che se ne possa disperare. Pascarella pittore d'asini e di rose diede fondo all'epica; Trilussa alla favolistica; Federico Russo, Roberto Bracco, Antonino Alonge aggiungono, alla romanticheria delle notti napoletane e sorrentine, qualche volta, l'ultimo profumo venuto loro da Parigi, spesso la autoctona ed infuocata tragedia meridionale; grosso e malizioso il vostro Alfredo Testoni vi plasma de' tipi di tutto sapore comune e squisitissimo e voi non sapete che trascegliere tra il mobile Sgnera Cattereina o la corrente automobile; Barbarani intona le mestizie venete, le sentimentalità appassionate, lagrime, singhiozzi e sorrisi; il Crespi, milanese, fa da luna al sole di Carlo Porta e ne conserva le memorie ed i cimelii nelle sale del Castello Sforzesco; Frico il comasco... di lui vedremo altra volta. In somma, vivono, li sentiamo, si determinano; provinciali, si espandono fuori dalli stretti confini della loro regione, rivelano le loro caratteristiche di arguzia, di sentimento di humorismo, la nobiltà nativa di fierezza e di finezza e sono tutti italiani.
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