Onde, quando si accorsero codesti esimi professori di critica in loro pubertà, anarchici per bisogno di arrivismo, nella loro giovanezza, già decrepiti conservatori, perché arrivati «che il giovane poeta piemontese era stato accolto dalla critica altrui con premurosa ed abbondante ostilità al suo secondo volume e non ne trovavano la ragione nell'opera stessa del Gozzano - il quale aveva dato di sé speranze maggiori -» imputarono il difetto alle pretese massime che i suoi Aristarchi avrebbero voluto assolvesse per accontentarli. E come gli si rigirano attorno bei soriani col dorso e la coda inarcata, facendo le fusa, storcendosi, vezzegiandosi, mendicando carezze con le capatine ed i brevi volteggi. - Badate, Gozzano! Son dei felini, non importa se domestici; vi hanno complimentato prima ed assai e vi tirarono giú di strada; non fidatevene piú. Se un poeta deve rimanere tale, deve pur saper mutare accento; il mondo è vasto alle nostre curiose scoperte; ciò che avete veduto è la Città - di - Poco prima; vi attende la Metropoli - dell'Oggi; avete l'obbligo di darci la descrizione del viaggio e la carta geografica della Regione - del - Domani; se no, no.
In questo momento, Guido Gozzano mi appare specificatamente un diminuito, Alfred de Musset, tolto giú dalla cornice, da un ritratto, dipinto con molta superficiale disinvoltura; chapeau à la Bolivar, basques vertbouteille, pantalon de nankin à sous pieds, bottines vernies, chansons à la lord Byron, declamate con molto pathos nei salotti del Faubourg e chez Very, o nei cabinets particuliers del Café de Paris, davanti le ultime marchese e le piú recenti ed in voga cocottes, cavalle al turf erotico di costo, di sangue e di sciocchezze.
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