.. «Se egli - il genio - non assimila tutte le circostanze, tutti i metodi, tutte le forme animate ed inanimate, e non le fonde insieme, nel tempo, enucleando, dalle personalità vaghe ed inaccessibili, li aspetti attuali e viventi; s'egli non si terrà saldo alle ancora duttili della vita, non fa del momento presente il punto di trapasso a ciò che sarà, affidandovisi», come voleva Walt Whitman; né questo Lucifero, né il suo poeta avrebbero potuto resistere; ma sarebbero stati travolti nel gorgo della generazione, con un grido, e risepolti in fondo alle gemonie, dove fermentano i germi oscuri, ma non designati personalmente, del divenire. E Satana fu e rimase: italiano. Il predominio e la costanza di questa idea laica e ghibellina costituisce, in massima parte, la genialità del poeta. È per lui una ipertrofia cronica dell'attenzione e della passione, sintomo comune alla pazzia ed al genio, riconosciuti di parentela. Poi che insistere moralmente è l'opera maggiore ed il piú alto grado della insistenza mentale e rappresentata dalla idea tipo, dalla concezione universale di un principio, che projettato fuori dalla volontà dell'operatore, continua a vivere una vita propria distinta, continua la sua funzione rivelatrice, contro i modi trapassati di esistere, contro le viete superstizioni.
Una falange di giovani pensatori trovò nella divina creatura balzata colle ali fulve dell'aquila, nemica alla Rivelazione, la propria attività. Auspicarono a Roma redenta dalla tiara; Roma liberata e rinsaldata al suo perché; Roma per cui Garibaldi cadeva ad Aspromonte ferito da palla savoina; ed i molti giovanetti sui vigneti di Mentana e di Monterotondo, nelle brume argentine e pallide di novembre; Roma, rifiutata conquistata, in fine, in un badalucco allegro di artiglieria, ma non rinnovata.
| |
Walt Whitman Lucifero Satana Rivelazione Roma Roma Roma Garibaldi Aspromonte Mentana Monterotondo Roma
|