L'equivoco perdura; le dualità ora si accarezzano, ora si mordono; sempre rimangono, in faccia alla nazione, ostili, poteri opposti, confusione voluta di due antietetiche autorità. Cosí l'Italia non ha ancora la coscienza nazionale, perché manca di un'unica legge morale, politica, religiosa, progrediente.
Intanto egli instituiva, indice di sua virilità, uno stato d'animo; persuadere nell'estetica, l'etica. Riconosceva un Demiurgo come lo venerarono i pagani, artista senza scrupoli, puramente occupato nella attuazioni delle forze e delle apparenze colle quali si oggettivavano; sí che il fare ed il distruggere divengono motivi della unicità e delle trasformazioni; Demiurgo, Caso o Legge, per loro stessi efficenti, nella periodicità delle cause, nella immanente ragione continuativa. In tutto, il lievito divino perdurava; anche in Cristo,
che, se volle morire e rinasceresimilmente in noi,
fiero del sacrificio consumato,
autentica li Eroi costanti ed umili.
L'Iddio del Mondo riconosciuto da Spinoza, inebriato di divinità, indifferentemente, si sbarazza, con metodo, della sua enorme potenza, della sua pletora: si tramuta, tormentandosi, ridendo o soffrendo, pel contrasto accumulato in se stesso, e, col projettarsi, Pan, nel grandissimo cosmos, che è sempre piú piccolo di lui. Perversità, bontà esterna, modi di vivere, di sentire? Morale, illusione? Tutto si riduce ad essere sincerità; aperto e piano e responsabile operare. Le filosofie pagane ritornano, corroborate dalla scienza, a determinare delle coscienze nuove: contro una teoria cristiana, che divaga sulle stravaganze del verbo, conveniva armare la scienza, che costituisce il tentativo ed il risultato del sapere e della ragione.
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