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      Dicesi, fra tanto, che assunto ad alto destino bianco vestito, sopra cavallo bianco, dai bianchi arnesi, fermo, glorioso in sulle staffe, procedesse, nelle domeniche dorate dal sole, verso il concerto musicale di un piccolo comune di Toscana; e, Commendatore vivo, non statua di Carrara discesa dal piedestallo per malia di scongiuro, commensale di Don Juan, ascoltasse, tra le meraviglie dei rustici, immobile, tutto argento, le stonature della musica espresse dai gaschi piumati e comici dei filarmonici.
      Cosí, s'egli si compiace d'uscire per i boschi e le vigne fiesolane in caccia di sogni, armato d'arco e di faretra, come un Pelli-Rosse; di farsi vedere, ad ostentazione, intento al lavoro, ritto davanti, ad un leggio gotico, sulla terrazza della Capponcina, mentre gli fumano e gli profumano davanti, nelle rosate turgidezze dell'aurora, due grandi incensieri di metallo lavorato a sbalzo ed a cesello; può anche, se gli fa piacere, essere anfitrione della Duse dalle bianche mani e dell'Editore, che si rivale della sua vanità e della goffaggine del pubblico, in una sala tappezzata di foglie di rose, riservandosi, alla tavola imbandita, il posto d'onore, catedrando da un trono scolpito e dorato, sotto un padiglione di scarlatto, gran pontefice ed imperatore.
      E però, se altra volta, interpretando e traducendo modernamente da Elio Lampridio, da Dione Cassio e da Erodiano un inimitabile Eliogabalo, vorrà, sulle spiaggie riscintillanti di Viareggio, nudo, cavalcando la saura Fiammetta, bagnarsi, a rito, nel mare, figurando Poseidon suscitatore od Elios sposo, dall'orizzonte piegante alle braccia innamorate di Anfitrite spasimata; o pure, a pena, uscito dalla salsedine ristoratrice, farsi accogliere dalla porpora ampia e sciorinata dall'attrice illustre ed amica, forse in uno scorcio assai dubio d'efebo, Adone; noi ben volentieri gli concederemo questi svaghi d'involuto re barbaro, purché non influiscano sopra la sua letteratura.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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