Fu quindi Claudio Cantelmo, ebro di volontà contenuta, per cui il poema è la vita; vibrò piú lungamente e piú veracemente in Stelio Effrena, quando nel Fuoco, racconta una recente passione, avido ed egoista, e, credutosi conduttore di popolo, vuole che ogni sua opera sia un messaggio ed un insegnamento. Ora vorrà dire: «Penso, che lo scopo supremo dell'uomo libero e combattente, sia la gioia, non il dolore, la gioia vera ed unica nobiltà».
Di tal modo, pur confidando all'Huret che tutte le sue preferenze erotiche vanno meglio alla donna bella ed ignorante che non all'erudita ed all'intellettuale, s'affaccia, in questo punto, col primo volume delle Laudi (Gabriel Nuncius carmina deduxit), e, dalla prima pagina, vi avvisa colla epigrafe grecamente incisa a circondare la settemplice siringa del Fauno: «Voglio insegnare al modo d'Ellade»; per cui comprenderemo il perché e lo scopo della vita, e, sopra tutto, le meraviglie della vita d'annunziana.
[Da Antidannunziana. D'Annunzio al vaglio della critica, Studio Editoriale Lombardo, Milano 1914.]
NOTE:
(1) Cosimo Giorgieri Contri, Sulle trame del sentimento, Casa Editrice Galli, Milano, L. 2,50.
(2) L. Capuana, La Sfinge, Brigola, Milano, L. 2,50.
(3) Giuseppe Lipparini, Lo Specchio delle Rose, Zanichelli, Bologna, 1898.
(4) Guglielmo Anastasi, La salvezza, Baldini Castoldi e C., Milano 1899.
(5) Primo Maggio, Romanzo, La Poligrafica, Milano 1901.
(6) Luigi Perona, Gente di campagna, Remo Sandron, Milano-Palermo 1901.
(7) Mario Pratesi, Ricordi veneziani, Remo Sandron, Milano-Palermo 1891.
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