» - Il succo del suo discorso è dato da questo periodo: «Voi vedete, dunque, ch'io traggo la mia espressione, se non dai caratteri essenziali della mia schiatta; i quali non sono se non un istinto di conservazione e un istinto di predominio vigorosi. L'istinto di conservazione c'induce ad affermare, a difendere l'integrità della nostra persona e del nostro bene; l'istinto di predominio c'induce ad aumentare la nostra conquista, sviluppando le nostre energie sino al grado supremo». La teorica, come ben dice il Marinetti, è da tiranno: se l'istinto deve essere il motivo principio della politica, significa che il sentimento e la ragione naufragarono nel delirio della decadenza, dopo di cui non è possibile che una nuova barbarie. D'Annunzio, del resto cerca, da qui, alleare il reazionario Catone, o De Maistre, all'anarchico Erostrato o Bonnot: ne esce sostanzialmente il Corrado Brando. Egli può avviarsi, un bel dí, dall'estrema destra alla estrema sinistra, ma il risultato della sua politica sarà sempre quella proiezione estetica che si compiace in un malfattore. E pure appariva il poeta quanto improprio e difforme anche alla minaccia aggressiva del brutale per necessità e smodata fame di gloria: «egli si rilevava, lontano, sulla tribuna, elegantemente infibbiato in un abito nero, delicato, piccolino, fragile sopra il vasto mareggiare del popolo. A volte ripeteva il gesto del vogatore stanco, che si abbandona sopra i suoi remi; e le cadenze molli della sua voce trascinavano, con dolcezza inopportuna, le zattere pesanti delle anime provinciali, per quel fiume scintillante di sue imagini». Ma già che siamo giunti a Pescara, col Marinetti, per incontrare il suo massimo figliuolo nelle funzioni piú alte del civismo-costituzionale, facciamo una rassegna per le sue strette e sucide viuzze, in cerca della casa natale del poeta.
| |
Marinetti Annunzio Catone De Maistre Erostrato Bonnot Corrado Brando Pescara Marinetti
|