Un Tizio ce la indicherà compiacente. «Seguiamo una viottola sucida - la principale della città che sprofonda le sue botteghe nell'ombra, donde fumano delle lucerne giallastre, colli odori dei cenci sporchi e de' frutti marci. Sopra le nostre teste ondeggia l'arlecchineria dei panni tesi sulle corde, a traverso la via, perché asciughino; sí che il soffiar intermittente della brezza da mare li fa sfarfallare e sbattere come bandiere per un trionfo. La casa di D'Annunzio è qui: oggi è la dimora solitaria di sua madre; e non ha nulla di speciale fuorché la sua piccolezza che la distingue dalle vicine». Ugo Ojetti vi dice anche che ha i balconcini di ferro e che sta presso il Caffè, sotto il circolo Aternino: - come vedete c'è poco da vedere e niente da ammirare, tranne al Municipio: «Nel Municipio si conservano sotto molta polvere, pochi cocci e bronzi romani di scavo, e abbandonati sopra un tavolino, accanto ad una vecchia pendola di bronzo dorato senza nemmeno l'omaggio di una base, di marmo, il busto di Gabriele D'Annunzio, modellato dal Saint-Marceau, quando il poeta andò a Parigi per Ville morte e il manoscritto della Figlia di Jorio, ch'egli offrí alla città venendo qui, nel giugno del 1904». - «Lungo la Pescara», «Corriere della Sera», 1° novembre 1907.
(55) Il primo marzo del 1901, Gabriele D'Annunzio inaugurava l'Università Popolare di Milano, leggendo all'Olimpia, teatro di terz'ordine e Caffè Concerto, la Canzone di Garibaldi. Questa veniva nello stesso dí messa in vendita in un ottavo grande, 64 pagine, da suoi editori Treves, all'agguato, di sfruttarne il momento.
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