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      «Manca nell'originale, la firma del secondo teste».
      A questa munificenza, Gabriele D'Annunzio rispose col calcio del mulo. - Non ch'io desideri di riabilitare il Sommaruga; ma esso vale piú di quanti la sua condanna rese impuni e sicuri. Oggi costoro sono delle eccellenze incordonate ed immedagliate; allora, avrebbero dovuto occupare, con lui, il panco delli accusati al tribunale romano come ufficiali pubblici corrotti. Non è qui il caso di dilungarci, ne parlerò a distesa, con documenti alla mano, nell'Istoria anedottica e sentimentale di Desinenza in A, nelle sue tre e diverse edizioni; basti l'accenno. Angelo Sommaruga, che Luigi Lodi, - il quale sa molte cose e tace - si compiace di chiamare L'Editore della Crisi edilizia, vedi il 2° numero delle Cronache Letterarie, anno I - è stato qualche cosa di piú; fu Mecenate favoreggiatore de' maggiori letterati italiani dal 1880 al 1884. Senza la sua réclame ed il suo ajuto sarebbero stati ignorati ed avrebbero dovuto compiere un lungo tirocinio di anzianità: Carducci, Carlo Dossi, D'Annunzio; con ciò significo l'importanza sua, come editore, nella storia della letteratura e del pensiero italiano. Uno dei primi a riconoscerlo, fu ventisette anni dopo, lo Scarfoglio, nella prefazione al proprio Libro del Don Chisciotte - II edizione, A. Quattrini, Firenze 1911 -. «Questo quarto d'ora, che durò tre anni, è ormai classificato sotto la denominazione di periodo sommarughiano, ed è stato narrato in tante diverse versioni che non mette conto di raccontarlo da capo.


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





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