Cito il Besana, senz'altro alla pagina 197 del suo volume libello: «Chi vedendolo presentare al Tribunale un biglietto di due versi, scrittigli da Gabriele D'Annunzio, per avvertirlo, che, non avendolo trovato in ufficio, mentre erasi recato da lui per chiedergli parte, almeno, del molto che gli era dovuto aveva preso sul suo scrittoio, come glielo permetteva l'intimitą loro, quattro lire, avrebbe osato supporre che Angelo Sommaruga si fosse valso del nome dell'opera e degli errori del poeta abruzzese per far quattrini a josa per accreditare i propri giornali e la propria casa editrice? - Biglietto, con iniqua quanta previdente perfidia, gelosamente conservato e custodito anni ed anni?». Non so che possa rispondere il chi: il Besana, poi, non avrebbe dovuto formalizzarsi di tanto, pur egli abituato a falsi letterarii in quantitą: quanto a me, mi ostino a credere, modestamente, che l'atto d'annunziano sia una indelicatezza, a meno che non appaja, ai novissimi conseguenziari, il gesto imperialista di una coscienza nuova, spoglia di tutte le superstizioni. Ma l'Angelino, come lo chiamava Carducci, fu fatto condannare dal Vinattiere di Stradella per delitti non suoi: e Gabriele D'Annunzio, oggi, porta la magnificenza del suo bizantinismo in tutto il mondo: con buona pace di E. Scarfoglio il mio rispetto va al primo, poco al secondo.
Ma ho qui sotto le mani lo Scarfoglio e non voglio lasciarlo in libertą se non a conti fatti. Non so per quale assonanza morale la coppia Scarfoglio-Serao, mi si presenti davanti nelle ottave del Capitolo quarto della Atlantide di Mario Rapisardi, e, se ci penso credo sia per opera di allucinazione.
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