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      INTRODUZIONE
     
      Lucrezio e Memmio.
     
      Alfredo Tennyson, lo squisito poeta, ideò e scrisse un monologo di Lucrezio innanzi al suicidio. Egli accettò la tradizione che desse in accessi di demenza per un filtro portogli da una donna che si credeva meno amata, non badando egli alle carezze di lei.
     
      . . . . . For-his mindHaif buried in some weightier argument,
      Or fancy-borne perhaps upon the riseAnd long roll of the Hexameter-he past
      To turn and ponder those three hundred scrollsLeft by the Teacher whom he held divine.
     
      Questa tradizione non si fonda che sopra l'autorità di San Gerolamo, il quale scrisse più di tre secoli dopo Lucrezio. Questi era della gran famiglia Lucrezia e cavalier romano. Nacque l'anno 95 avanti Cristo. È probabile che visitasse la Grecia e udisse Zenone, che in quel torno era capo della setta epicurea. Egli e Cesare sono i due soli grandi scrittori che Roma abbia prodotti. La sua vita corse tra i principj di Silla e la morte di Clodio. Secondo la tradizione, egli si sarebbe ucciso di 44 anni, morendo lo stesso giorno in cui Virgilio prese la toga virile.
      C. Memmio Gemello, al quale è intitolato il poema, era d'illustre famiglia, figlio e nipote di chiari oratori. Ebbe presto onori ed uficj. Nominato al governo della Bitinia, condusse seco Curzio Nicia e il poeta Catullo. Tornato che fu, toccò un'accusa da Cesare, dalla quale si difese con violenza. Nel difendersi trascorse a raffacciargli i suoi diffamati costumi. Dicitore facondo; se non che, a detta di Cicerone, fuggiva la fatica non solo di parlare, ma ancora di pensare.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909, pagine 330

   





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