Rispetto alla morale, il Martha fa vedere che la dottrina della voluttà si riduce ad un quietismo, favorito ai tempi di Epicuro dallo scadimento e dal servaggio indeclinabile della Grecia, e ai tempi di Lucrezio fatto desiderabile dagli orrori delle guerre civili. Della scienza parla il Martha egregiamente in un capitolo che diamo tradotto in fondo a questo volume, facendo vedere come a puerili fallacie si mescolino intuiti di veri sublimi accettati ai dì nostri1.
Del merito poetico di Lucrezio, toccato in una frase dubbia di Cicerone, passato in silenzio da Virgilio ed Orazio, che taciti lo imitavano, celebrato altamente da Ovidio e da Stazio, parla il suo libro, e son piene le storie letterarie e i trattati di estetica. Egli ha bellezze sì sfolgoranti e sì universalmente ammirate che non occorre additarle. Il suo ateismo non faceva paura nemmeno al buon Cesari, il quale per quel suo squisito sentimento del bello e della naturale sublimità, amava i versi di lui forse non meno che quelli dell'Alighieri.
Alessandro Marchetti.
Alessandro Marchetti nacque nella sua villa di Pontormo il dì 17 marzo 1632 di Angelo e di Luisa Bonaventuri, figlia a Filippo celebre professore di ragion civile nell'Università di Pisa e assai benemerito, per le sue fatiche, della lingua toscana. Aveva appena di sette giorni oltrepassato i nove mesi di vita, che perdè il padre e rimase con quattro fratelli sotto la tutela della madre, la quale, rimpatriando, provvide in Firenze alla loro educazione.
Destinato alla mercatura, già vi si era introdotto; senonchè, un giorno di minore applicazione, cantando egli sottovoce il lamento di Armida e dicendogli rampognando il direttore del negozio: "Voglion esser calcoli, non versi," egli rispose che nella tregua delle faccende non sapeva spender meglio il tempo che a ruminare gli aurei versi del Tasso divino e lasciando il negozio fu posto a studiare l'Instituta sotto un valente dottore.
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