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      Ora si senta come il Lazzarini rifece il Sacrifizio di Aulide:
     
      Come già un tempo in Aulide gli Altari
      Della vergine Dea lordar col sangueD'Ifianassa bruttamente i capi
      Dell'Esercito Danao e gli eroi primi.
      La qual, mentre che a lei l'infula intornoAgli ornamenti verginali avvolta
      Con le bende ugualmente ricoperseE l'una gota e l'altra e vide il padre
      Starsene e dritto e mesto innanzi l'Ara;
      E a lui vicino far misteri e pompaD'un coltello i ministri; e vide infine
      I cittadini suoi guatarla e piangere:
      Che di religion piena e di temaNeppure osando di parlar, chinava
      Divotarnente le ginocchia in terra.
      Nè all'infelice in quel malvagio tempoPoteo punto giovar ch'essa la prima
      Al re di padre il nome avesse dato.
      Perchè da quegli eroi tolta di terraFu condotta all'altar tremando tutta:
      Non perchè terminata la solenneE pompa e riti, ella potesse poi
      Esser seguita dal suo chiaro sposo;
      Ma perchè al tempo stesso delle nozzePromesse, col dolor d'esser dal suo
      Padre scannata, ella a cader venisseD'un sacrificio impuro ostia innocente.
     
      Qui avrebbe luogo l'Hélas o piuttosto l'Holà di Boileau a Corneille.
      A quel passo:
     
      Non perchè terminato il sacrificioFosse legata col soave nodo
      D'un illustre Imeneo;
     
      il Lazzarini fa l'arguto e dice: "Le prometto io che dopo che fosse stata sacrificata, sarebbe stata la bella sposa. Ma Lucrezio di queste non ne dice. Egli dice non perchè terminato, non il sacrificio, ma more sacrorum il rito, e quelle cerimonie che si fanno avanti i sacrificj, dopo le quali poteva ben essere facilmente sposa.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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