Il Viviani scriveva al Marchetti: "Io non ho voluto pubblicare l'esamina del suo libretto, intorno al quale avevo che dire pure assai dal principio sino all'ultimo, sė per non mettere alla berlina la reputazione di V. S., la quale io amo forse pių di quello che ella non si crede, come ancora per non avvilire quella di noi altri Toscani perchč po' poi finalmente il Castello di Pontormo e pure in Toscana, quanto vi sia la nobilissima Firenze sua metropoli e patria mia... Ella non contenta di professare la filosofia, facoltā, che non ha mai chi gli riveda il conto per la minuta, presumendosi molto pių del dovere in Geometria, si č lasciata portare dal desiderio e dalla soverchia ambizione di giugnere a qualche palio prima degli altri; come ha creduto e ha goduto in sč stesso, instigatone anche da chi non č nč amico suo nč d'uomo che viva (intende del Borelli) di avere usato ogni sforzo di far comparire d'improvviso alle viste altrui la battaglia, la vittoria e il trionfo di un'impresa stimata da lei pių ardua e pių gloriosa di quella di M. Marcello, quando espugnō Siracusa. Ma, signor dottor mio da bene, la geometria speculativa non č giā quella
Trattabile e benigna disciplinaChe va per tutto i versi e segue franca
Dov'anche l'ignoranza la declina,
e la quale voi chiamate filosofia." Finisce col dirgli che s'era fatto scorgere e da diritto e da rovescio e con altre pungentissime beffe.
Il Marchetti all'incontro scriveva al Magliabechi del livido Geometra e toccando de' suoi sigillamenti (o dell'aver fatto sigillare le sue Soluzioni dei Problemi detti dal Cardinale Leopoldo de' Medici) e delle sue cabale.
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