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      L'universo pertanto resulta da queste due cose: la materia e il vuoto. Tutto quello che non è nè l'uno nè l'altro n'è proprietà o accidente e non già una terza classe d'esseri che faccian parte da sè. I corpi primi, essendo la base delle opere della natura, debbon essere perfettamente solidi, indivisibili ed eterni. Onde ne viene che a torto Eraclito dà ai corpi per principio il fuoco, altri filosofi l'acqua, l'aria o la terra, ed Empedocle i quattro elementi. Nè per l'omeomeria di Anassagora si spiega meglio la formazione degli esseri. Il gran tutto, indistruttibile nei suoi principi, è infinito nella sua massa; non v'ha dunque centro a cui tendano i corpi gravi; la dottrina degli Antipodi è dunque una follia.
     
      Alma figlia di Giove, inclita madreDel gran germe d'Enea, Venere bella,
      Degli uomini piacere e degli dèi:
      Tu che sotto i girevoli e lucentiSegni del cielo il mar profondo e tutta
      D'animai d'ogni specie orni la terra,
      Che per sè fôra un vasto orror solingo:
      Te dea fuggono i venti: al primo arrivoTuo svaniscon le nubi: a te germoglia
      Erbe e fiori odorosi il suolo industre:
      Tu rassereni i giorni foschi, e rendiCon dolce sguardo il mar chiaro e tranquillo,
      E splender fai di maggior lume il cielo.
      Qualor deposto il freddo ispido mantoL'anno ringiovanisce, e la soave
      Aura feconda di Favonio spira,
      Tosto tra fronde e fronde i vaghi augelli,
      Feriti il cor da' tuoi pungenti dardi,
      Cantan festosi il tuo ritorno, o diva;
      Liete scorron saltando i grassi paschiLe fiere e gonfi di nuov'acque i fiumi


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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