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      La natura ne toglie invidïosa.
      In somma: ciò che la natura e 'l tempoDonano a poco a poco a quel che cresce
      Non possono gli occhi rimirar contenti,
      Nè quel che per l'età langue o vien meno,
      Nè quel che rode con l'edace saleOgni momento il mar dai duri scogli.
      Dunque è pur di mestier che la naturaD'invisibili corpi il tutto formi.
      Ma non creder però che l'universoSia pieno affatto. In ogni cosa il vôto
      Misto è co' corpi. E questo in molte coseD'util ti fia; acciò tu meglio intenda
      Tutto ciò ch'io ragiono, e senza erroreE senza dubbio interamente creda
      Alle parole mie fide e veraci.
      Spazio è dunque nel mondo intatto e vôtoE privo d'ogni corpo, e luogo ha nome
      Poichè, se ciò non fosse, eternamenteStarian ferme le cose, essendo offizio
      Di tutti i corpi l'impedire il moto:
      Muoversi dunque mai nulla potrebbe,
      Ove nulla cedesse e desse luogo.
      Ma noi miriam co' gli occhi propri ognoraNella terra nel mar nel ciel sublime
      Muoversi molte cose in molti modiPer molte cause; che, se vôto alcuno
      Spazio non fosse, d'ogni moto priveSarìan non sol ma nè pur nate al mondo;
      Poichè stivati i primi semi affattoGoduto avriano una perpetua quiete.
      In oltre: ancor che molte cose e molteSembrin dure del tutto agli occhi nostri,
      Son poi di corpo assai poroso e raro.
      Quindi è che penetrar miri dall'acqueI tufi, i sassi e le spelonche, e quindi
      Piangon le selci in copïose stille.
      Per tutto il corpo si diffonde il ciboDegli animai; crescon le piante e fanno
      Nella propria stagione il fiore e 'l frutto,
      Sol perchè preso il nutrimento loro


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330