Pagina (36/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ma tempo è già di proseguir l'impresa.
      Tutte le cose per sè stesse adunqueConsiston solamente in due nature;
      Cio è nel corpo e nello spazio vôtoOv'elle han vari i movimenti e i siti.
      Ch'esser corpi nel mondo il comun sensoPer sè ne mostra; a cui se fede nieghi,
      Non fia già mai che dell'occulte cosePossa nulla provar con la ragione.
      E, se non fosse alcuno spazio o luogoChe sovente da noi vôto si chiama,
      Non avrìan sito mai nè luogo i corpi,
      Come già poco innanzi io t'ho dimostro.
      Nulla oltr'a ciò può ritrovarsi mai,
      Che tu dir possa esser diviso affattoE dal corpo e dal vôto, onde si dia
      Una quasi fra lor terza natura.
      Ch'è pur qual cosa ciò ch'al mondo trovasi,
      Sia di picciola mole o sia di grande;
      Poichè, s'egli esser tocco o toccar puote,
      Benchè lieve e minuto, è corpo al certo;
      Se no, vôto si chiama o spazio o luogo.
      In oltre: ciò che per sè stesso fia,
      O farà qualche cosa o sarà fatto,
      O fia là dove i corpi han luogo e nascono:
      Ma non può far nè farsi altro che 'l corpo,
      Nè dar luogo alle cose altro che 'l vôto:
      Dunque oltre al vôto e 'l corpo in van si cercaUna quasi fra lor terza natura
      Che per sè cresca delle cose il novero,
      Essendo il tutto o d'ambedue congiuntoO loro evento, ch'accidente io chiamo.
      Tu stima poi, che sia congiunto quelloChe non può senza morte esser disgiunto;
      Com'il peso alle pietre, il caldo al foco,
      Ai corpi il tatto, il non toccarsi al vôto.
      Servitude all'incontro e libertade,
      Ricchezza e povertà, concordia e guerra,
      E tutto ciò che, venga o resti o parta,
      Lascia salve le cose, io soglio poi


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330