Benchè più non soggiaccia ai sensi nostri;
Forz'è che senza parti e indivisibileSia per natura, e ch'e' non fosse mai
Separato da sè, nè sia per essereMentr'egli stesso è prima parte ed ultima,
Onde l'altre e poi l'altre a lui simìliPer ordine disposte al corpo danno
La dovuta grandezza; or, perchè questeStar non posson per sè, d'uopo han d'appoggio
Nè diveglier si ponno in alcun modo.
Per lor simplicità dunque i principiiSon pieni, impenetrabili ed eterni
Ed han l'indivisibili lor partiCon forti lacci collegate e strette;
Nè già per l'unïon d'altri principiiCreati furo; anzi piuttosto è d'uopo
Ch'eterna sia la lor simplicitade:
Talchè mai la natura non consenteChe nulla sia di lor staccato, ond'essi
Scemin di mole; conciossiachè i primiSemi alle cose dee serbare intatti.
In oltre: se da noi non si concedeIl minimo fra' corpi, egli è mestiero
Dir poi che tutti d'infinite partiComposti sian, mentrechè sempre il mezzo
Il mezzo avrà nè alcuna cosa maiPorrà loro alcun termine. Qual dunque
Differenza addurrem fra l'universoIntero e qual si sia più picciol corpo?
Nïuna al mio parer: poichè, quantunqueSia l'universo d'ogn'intorno immenso,
Pur quei corpi eziandio, che per naturaPiccolissimi son, di lui non meno
Sarian composti d'infinite parti:
Il che poi riclamando ogni veraceRagion com'incredibile rifiuta.
Sicchè d'uopo fia pur, che vinto al fineTu confessi che al mondo alcuni corpi
Trovansi che di parti affatto priviE per natura lor minimi sono:
Ond'essendo pur tali, è forza al certoChe sian pieni, infrangibili ed eterni.
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