Puon generarsi e varïar coloreE tutt'anco fra lor l'interna essenza.
Ma se forse dirai che possa il corpoDella terra e del foco unirsi in modo
Con l'aura aerea e con l'umor dell'acque,
Che di quattro principii alcun non cangi,
Per cotale unïon, forma e natura;
Nulla di lor potrà crearsi mai,
Non l'alme, o ciò che senza mente ha vita,
Com'i bruti e le piante e l'erbe e i fiori;
Conciossiachè ciascuno in tal concorsoDella propria sostanza apertamente
Mostrerà la natura, ivi vedrassiStarsi l'aria e la terra, il foco e l'acqua
Mescolati fra lor: ma i primi semiOnde si debbon generar le cose
Mestiero è pur che di natura occultaE cieca siano, acciò nessun prevaglia
E lite agli altri e cruda guerra muova;
Onde si vieti poi che nulla possaMai propriamente generarsi al mondo.
Anzi che questi infin dal cielo immensoE dalle fiamme sue chiamano il foco;
E voglion pria ch'e' si trasformi in aria,
Quindi in acqua si cangi e quindi in terra;
E poi di nuovo, ritornando indietroFan produr dalla terra ogni elemento,
L'acqua pria, dopo l'aria e poscia il foco:
Nè, che cessin giammai di trasmutarsiTai cose insieme, alcun di lor concede;
Ma che sempre dal ciel scendano in terra,
Ed ognor dalla terra in ciel sormontino.
Il che far non si debbe in guisa alcunaDalla prima materia: anzi è pur d'uopo
Che qualche cosa invarïabil resti,
Acciò che affatto non s'annulli il tutto:
Poichè qualunque corpo il termin passaDa natura prescritto all'esser suo,
Quest'è sua morte, e non è più quel desso.
Or, se l'aria e la terra il foco e l'acqua
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