Pagina (55/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non è che fuor dell'universo estendaI suoi propri confini. È la natura
      Del luogo adunque e del profondo spazioTal, ch'i fiumi più torbidi e più rapidi
      Non potrebber correndo eternamenteGiungerne al fin giammai, nè far che meno
      Da correr li restasse. Or così grandeCopia di luogo han d'ogn'intorno i corpi
      Senza fin, senza mèta e senza termine.
      Che poi la somma delle cose un fineA sè medesma apparecchiar non possa
      Ben provide natura. Essa circondaSempre col vôto il corpo, ed all'incontro
      Col corpo il vôto, e così rende immensoL'uno e l'altro di lor. Chè, s'un de' due
      Fosse termin dell'altro, egli fuor d'essoTroppo si stenderebbe; e non potria
      Durar nell'universo un sol momento,
      Nè la terra nè 'l mar nè i templi lucidiDelle stelle e del sol nè l'uman genere
      Nè degli dèi superni i santi corpi:
      Conciossiachè, scacciati i primi semiDalla propria unïon, liberi e sciolti
      Correr dovrian per lo gran vano a volo;
      O piuttosto non mai sariansi unitiNè generato alcuna cosa al mondo
      Avrian; poichè scagliati in mille partiNon avrebber potuto esser congiunti.
      Chè certo è ben ch'i genitali corpiCon sagace consiglio e scaltramente
      Non s'allogâr per ordine nè certoSeppe ciascun di lor che moti ei desse;
      Ma, perchè molti in molti modi e moltiVarïati per tutto e già percossi
      Da colpi senza numero, ogni sorteDi moto e d'unïon provando, al fine
      Giunsero ad accozzarsi in quella formaChe già la somma delle cose mostra
      E ch'ella ancor per molti lunghi secoliHa già serbato e serba: poichè, tosto
      Ch'ell'ebbe una sol volta i movimenti


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330