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      Questo numero poco considerevole di figure, combinato diversamente in tutti i corpi, basta a mettere fra essi quella varietà che vi si scorge. La solidità, l'indivisibilità, l'eternità, il moto e la figura, sono le sole qualità che convengano a corpi semplici come son gli atomi. Rispetto alle qualità che si riferiscono alla vista, all'udito, al gusto e all'odorato, sono senza più il resultato d'un'associazione; attribuirla agli atomi, è dare una base troppo fragile alla natura. Pertanto gli atomi non sono neppure sensibili, e dalla loro situazione e dai loro moti rispettivi dee ripetersi la sensibilità che posseggono certi accozzamenti. Mercè di queste poche qualità che il poeta assegna agli atomi, essi hanno, al parer suo, prodotto non solo il nostro mondo, ma altresì un'infinità d'altri; perchè egli non vuole che si limiti la potenza della natura. Pretende che potendo disporre d'un numero infinito di atomi, quel ch'ella fa quaggiù per noi, lo fa per altri in altre regioni dello spazio, e che il nostro mondo è senza più un individuo particolare d'una classe numerosa, un grande animale, sottoposto, come gli altri, alla nascita, all'incremento, alla declinazione e alla morte.
     
      Dolce è mirar da ben sicuro portoL'altrui fatiche all'ampio mare in mezzo,
      Se turbo il turba o tempestoso nembo;
      Non perchè sia nostro piacer giocondoIl travaglio d'alcun, ma perchè dolce
      È se contempli il mal di cui tu manchi:
      Nè men dolce è veder schierati in campoFanti e cavalli e cavalieri armati
      Far tra lor sanguinose aspre battaglie.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330