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      Onde conoscer puoi che 'l moto nasceDal cuore, e che ciò pria dal voler nostro
      Procede e quindi poi per tutto il corpoE per tutte le membra si diffonde.
      Nè ciò avvien come quando a forza siamoCacciati innanzi; poi che allora è noto
      Ch'è rapita dal corpo ogni materiaAd onta nostra in fin che per le membra
      Un libero voler possa frenarla.
      Già veder puoi come, quantunque moltiDa vïolenza esterna a lor mal grado
      Sian forzati sovente a gire innanziE sospinti e rapiti a precipizio,
      Noi non per tanto un non so che nel pettoNostro portiam che di pugnarle incontra
      Ha possanza e d'ostarle, al cui volereDalla stessa materia anco la copia
      Talor forzata a scorrer per le membraE cacciata si frena e torna indietro.
      Per la qual cosa confessar t'è forzaChe questo stesso a' primi semi accaggia,
      E ch'oltre a' pesi alle percosse agli urtiAbbian qualch'altra causa i moti loro;
      Onde poscia è con noi questa possanzaNata; perchè già mai nulla del nulla
      Non poter generarsi è manifesto.
      Chè vieta il peso che per gli urti il tuttoFormato sia quasi da forza esterna:
      Ma, che la mente poi d'uopo non abbiaDi parti interïori ond'ella possa
      Far poi tutte le cose e vinta siaA soffrire, a patir quasi costretta,
      Ciò puote cagionar de' primi corpiIl picciol devïar dal moto retto
      Nè mica in luogo certo o certo tempo.
      Nè fu già mai della materia primaPiù stivata la copia o da maggiori
      Spazi divisa; poichè quindi nullaS'accresce o scema. Onde quel moto in cui
      Son ora i primi corpi in quel medesmoFurono ancor nella trascorsa etade
      E fian nella futura; e tutto quello


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330