Volan lungi dagli altri e furibondiScuoton con urto impetuoso il campo;
Quivi al cielo il fulgor se stesso inalza,
Quivi splende la terra, e l'aria intornoArde tutta e lampeggia, e sotto i piedi
De' valorosi eroi s'eccita un suono,
Che misto con le strida e ripercossoDai monti in un balen s'erge alle stelle:
E pur luogo è ne' monti onde ci sembraStarsi nel campo un tal fulgore immoto.
Or via; da quinci innanzi intendi omaiQuali sian delle cose i primi semi,
E quanto l'un dall'altro abbian diverseE difformi le forme e le figure,
Non perchè sian di poco simil formaMolti di lor, ma perchè tutti eguali
D'ogn'intorno non han tutte le cose.
Nè maraviglia è ciò; poscia che, essendoTanta la copia lor che fine o somma,
Come già dimostrammo, aver non puote,
Ben creder deesi che non tutti in tuttoPossan tutte le parti aver dotate
D'egual profilo o di simil figura.
Oltr'a ciò, l'uman germe e i muti armentiDegli squammosi pesci e i lieti arbusti
E le fere selvagge e i vari augelli,
O vuoi quei che dell'acque i luoghi ameniAmano e vansi spazïando intorno
Alle rive de' fiumi ai fonti, ai laghi,
O quei che delle selve abitatoriVolan di ramo in ramo: or tu di questi
Segui pur a pigliar qual più t'aggradaGeneralmente, e troverai che tutti
Han figure diverse e forme varie.
Nè potrebbero i figli in altra guisaRaffigurar le madri nè le madri
Riconoscere i figli: e pur veggiamoChe ciò far ponno e senza error, non meno
Che gli uomini fra lor si raffigurano.
Poichè sovente innanzi ai venerandiTempli de' sommi dèi cade il vitello
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