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      La somma: il che già falso esser provammo.
      Or, poi che ciò t'è noto, io vo' mostrartiIn pochi, ma soavi e dolci versi,
      Che de' primi principii i corpicciuoliSono infiniti in qualsivoglia specie
      Di forme, e sol così posson la sommaDelle cose occupar, continuando
      D'ogn'intorno il tenor delle percosse.
      Poichè, se ben tu vedi esser più rariCerti animali e men feconda in essi
      La natura ti par, ben puote un'altraO terra o luogo o regïon lontana
      Esserne piu ferace ed adempirneIn cotal guisa il numero: sì come
      Veggiam che fra i quadrupedi succedeSpezialmente agli anguimani elefanti;
      De' quai l'India è sì fertile che cintaSembra d'eburneo impenetrabil vallo,
      Tal di quei bruti immani ivi è la copia;
      Benchè fra noi se ne rimiri a penaQualch'esempio rarissimo. Ma; posto
      Che fosse al mondo per natura un corpoCotanto singolar ch'a lui simíle
      Null'altro sia nell'universo intero;
      Se non per tanto de' principii suoiNon fia la moltitudine infinita,
      Ond'egli concepirsi e generarsiPossa, non potrà mai nascere al mondo
      Nè, benchè nato, alimentarsi e crescere.
      Poichè fingi con gli occhi che finitiSemi d'una sol cosa in varie parti
      Vadan pel vano immenso a volo errando:
      Onde, dove, in che guisa e con qual forza,
      In così vasto pelago e fra tantaMoltitudine altrui, potranno insieme
      Accozzarsi giammai? Per quanto io credo,
      Ciò non faranno in alcun modo al certo.
      Ma; qual, se nasce in mezzo all'onde insaneQualche grave naufragio, il mar cruccioso
      Sparger sovente in varie parti suoleBanchi, antenne, timoni, alberi e sarte,
      Poppe e prore e trinchetti e remi a nuoto.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330

   





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