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      Che squassata e scommossa ogni materiaPer ogni membro il vital nodo scioglie
      Dell'anima dal corpo e fuor dispersaD'ogni proprio ricetto alfin la scaccia.
      Perchè qual altra cosa oprar può maiNegli animali un vïolento colpo,
      Se non crollarli e dissiparne il tutto?
      Succede ancor che per minor percossaPuon del moto vital gli ultimi avanzi
      Vincer sovente; vincere, e del colpoAcquietare i grandissimi tumulti,
      E di nuovo chiamar ne' propri alberghiCiò che partissi, e nell'afflitto corpo
      Moti produr signoreggianti omaiDi morte, e dentro rivocarvi i sensi
      Quasi smarriti. Che per qual cagionePosson più tosto ripigliar vigore
      E dallo stesso limitar di morteTornare in vita, che partirsi et ire
      Là dove è già quasi finito il corso?
      Perchè il duolo, oltre a questo allor si generaChe per le membra e per le vive viscere
      Da qualche vïolenza i primi corpiVengono stimolati e nelle proprie
      Lor sedi internamente si conturbano;
      Ma, quando poscia alla lor prima stanzaTornano, il lusinghevole piacere
      Tosto si crea; quindi saper ne liceChe mai non posson da dolore alcuno
      Essere afflitti i genitali corpiNè pigliar per sè stessi alcun diletto;
      Con ciò sia che non son d'altri principiiFatti, per lo cui moto aver travaglio
      Debbiano o pur qualche soave fruttoDi dolcezza gustar: non ponno adunque
      Esser dotati d'alcun senso i semi.
      Se, 'n somma, acciò che senta ogni animale,
      Senso a' principii suoi deve assegnarsi,
      Dimmi che ne avverrà? Fia d'uopo al certoChe i semi onde si crea l'umano germe
      Si sganascin di risa, e di stillantiLacrime amare ambe le gote aspergano,


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330