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      E ne sappian ridir come sian misteLe cose, e possan domandar l'un l'altro
      Le qualità de' lor principii e l'essere:
      Poscia che, essendo assomigliati a tuttiI corpi corruttibili, dovranno
      D'altri elementi esser formati anch'essiE quindi d'altri in infinito gli altri;
      E converrà che ciò che ride o parlaO sa, creato sia d'altri principii
      Che ridano ancor lor parlino e sappiano.
      Che se tai cose esser delire e pazzeOgnun confessa, e rider puote al certo
      Chi fatto è pur di non ridenti semi,
      Et esser saggio e nel parlar facondoChi nato è pur di non facondi e saggi;
      Dimmi, per qual cagion ciò che si miraAver senso vital non può formarsi
      D'atomi affatto d'ogni senso ignudi?
      Al fin; ciascuno ha da celeste semeL'origine primiera; a tutti è padre
      Quello stesso onde, allor che in sè riceveL'alma gran madre terra il molle umore
      Della pioggia cadente, i lieti arbustiGravida figlia il gran, le biade e gli uomini,
      Ed ogni specie d'animai selvaggi,
      Mentr'ella a tutti somministra i paschiOnde nutrirsi, onde menar tranquilla
      Possan la vita e propagar la prole;
      Ond'a ragione ebbe di madre il nome.
      Similmente ritorna indietro in terraCiò che di terra fu creato innanzi;
      E quel che fu dalle celesti e belleRegïoni superne in giù mandato
      Di nuovo anch'egli riportato in cieloTrova ne' templi suoi dolce ricetto:
      Nè sì la morte uccider può le cose,
      Che le annichili affatto. Ella discioglieSolo il gruppo de' semi, e quindi un altro
      D'altri poi ne congiunge, e fa che tutteCangin forma le cose, e acquistin senso
      Tal volta ed anco in un sol punto il perdano.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330