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      Che l'essenza dell'animo e dell'animaIncorporea non è. Ch'ove tu miri
      Che la porge alle membra impulso e moto,
      Che nel sonno le immerge, il volto muta,
      E l'uom tutto a sua voglia agita e volge;
      Nè senza tatto di tai cose alcunaFar si può mai nè senza corpo il tatto;
      Mestiero è pur che di corporea essenzaSi confessin da noi l'alma e la mente.
      L'animo, in oltre, è sottoposto a tuttiGli accidenti del corpo, e dentro ad esso
      Partecipa con noi d'ogni suo danno:
      Dunqu'è mestier che per natura anch'egliCorporeo sia, mentre nel corpo immerso
      Può da corporei dardi esser piagato.
      Or, che corpo sia l'animo e di qualiSemi formato, in chiari detti esporti
      Vo', se attento m'ascolti. Io dico dunquePria ch'egli è sottilissimo e composto
      D'atomi assai minuti. E, se tu forseCome ciò vero sia d'intender brami,
      Quindi intendere il puoi. Nulla più rattoFar si vede già mai di quelle cose
      Che la mente propone e ch'ella stessaA far comincia. Più veloce adunque
      Corre per sè medesima la menteD'ogni altra cosa che veder con gli occhi
      Si possa. Ma di semi assai rotondiE minuti convien che sia formato
      Quel che mobile è tanto, acciò che spintiDa piccolo momento abbiano il moto.
      Che, se l'acqua si muove e per tantinoDi momento si mesce, ondeggia e scorre,
      Ciò fa perchè il suo corpo è per naturaD'atomi molto piccoli e volubili
      Contesto: ma se l'olio o 'l visco o 'l mèlePiù tenaci han le parti e men veloce
      L'umido innato e vie più tardo il corso,
      Questo gli avvien perchè la lor materiaStretta è fra sè con più gagliardo laccio,
      Nè di tanto sottili e sì rotondi


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330