Pagina (126/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Penetra; e per qual causa altri non puoteRammemorarsi i secoli trascorsi,
      Nè delle cose da lei fatte alcunoVestigio ritener? Poichè, se tanto
      La virtù della mente in noi si cangiaChe resti affatto ogni memoria estinta
      Delle cose operate, al creder mio,
      Ciò dalla morte omai lungi non erra.
      Sì che d'uopo ti fia dir che perisceL'alma di prima, e ch'all'incontro quella
      Ch'or nel corpo dimora or si creasse.
      Aggiungi che; s'in noi l'animo è chiuso,
      Poi che 'l corpo è perfetto, allor che nasceL'uomo e che pria ne' limitari il piede
      Pon della vita; in nessun modo al certoNon convenia ch'egli nel sangue immerso
      Col corpo e con le membra in simil guisaCrescer paresse; anzi per sè dovria
      Viver solo a sè stesso e quasi in gabbia.
      Onde, voglia o non voglia, è pur mestieroChe si credan da noi l'alme e le menti
      Natíe non pur ma sottoposte a morte.
      Posciachè, se di fuori insinuateFossero, non potrian sì strettamente
      Ai corpi unirsi: il che pur mostra apertoIl senso a noi; mentre connesse in guisa
      Per le vene, pe' nervi e per le viscereSono e per l'ossa, che gli stessi denti
      Son di senso partecipi, siccomeN'additano i lor mali e lo stridore
      Dell'acqua fredda e le pietruzze infranteDa noi con essi in masticando il pane:
      Nè, sì conteste essendo, uscirne intattePotranno e salve sè medesme sciôrre
      E da' nervi e dall'ossa e dagli articoli.
      Chè se tu forse penetrar ti crediL'anima per le membra insinuata
      Di fuor in noi, tanto più dee col corpoPutrefatta perir; poichè disfassi
      Tutto ciò che penètra, e però muore:
      Con ciò sia che divisa al fin si spande


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330