Nulla dunque è la morte e nulla all'uomoAppartenersi può, poichè mortale
È l'alma. E; come ne' trascorsi tempiNulla afflitti sentimmo, allor che 'l fiero
Annibale inondò d'armi e d'armatiDel Lazio i campi, e che squassato il tutto
Da così spaventevole tumultoDi guerra sotto l'alte aure dell'etere
Tremò sovente, e fu più volte in dubbioSotto qual de' due popoli dovesse
Cader l'impero universal del mondo;
Tal a punto sentir nulla potremoTosto che fra di lor l'anima e 'l corpo,
Dall'unïon de' quai l'uomo è formato,
Disuniti saranno; a noi per certo,
Ch'allor più non saremo, accader nullaPiù non potrà; non se confuso e misto
Fia con la terra il mar, col mare il cielo.
Senza che; se distratta omai del nostroCorpo la mente e l'energia dell'alma
Sentir potesse, non per tanto a noiCiò nulla apparterria; poichè formati
Siam d'anima e di corpo unitamente.
Nè; se l'età future avranno i semiNostri raccolto dopo morte ed anco
Di nuovo allo stess'ordine ridottiC'hanno al presente, onde ne sia concesso
Nuovo lume di vita; a noi per certoNulla questo appartien, poi che interrotta
Fu la nostra memoria una sol volta.
Et or nulla di noi che fummo innanziNe cal, nè punto ne contrista ed ange
Il pensar a color che della nostraMateria in altre età nascer dovranno.
Poichè, se gli occhi della mente affissiDel tempo omai trascorso all'infinito
Spazio e contempli quai pel vano immensoI moti sian della materia prima,
Agevolmente crederai che i semiFossero in quello stesso ordine e sito,
In cui son or, molto sovente: e pureNon può di questo rammentarsi alcuno,
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Lazio
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