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      Bocca degli animai si divorasseDell'uomo il corpo, io non intendo il come
      Duro non sia l'esser nel fuoco ardenteArrostite le membra o soffocate
      Nel mčle o per lo freddo intirizzitePoste a giacer d'una gelata selce
      Su l'equabile cima o per disopraDal grave peso della terra infrante.
      - Ma nč l'albergo tuo vago et adornoNč l'amata consorte omai potranno
      Accoglierti, nč i dolci e cari figliCorrerti incontro e con lusinghe e vezzi
      Prevenirti ne' baci e 'l core e l'almaDi tacita dolcezza inebrīarti.
      Pių non potrai con l'onorate impreseO di mano o di senno o in pace o in guerra
      Esser a te nč a' tuoi d'aiuto alcuno.
      Povero te, povero te! gridandoVanno: un sol giorno una sol'ora un punto
      Nemico a' gusti tuoi potrā rapirtiDella vita ogni premio. - E taccion solo,
      - Nč desiderio alcuno avrai di questeCose. - Il che se con gli occhi della mente
      Molto ben guarderanno e seguitarloVorran co' detti, omai scioglier se stessi
      Potranno e dall'angoscie e dal timore,
      Venti contrari alla tranquilla vita.
      - Tu, qual da morte addormentato sei,
      Tale al certo sarai nella futuraEtā privo d'affanno e di cordoglio:
      Ma noi vicini al tuo sepolcro orrendoTe piangeremo insazīabilmente
      Dal rogo in poca cenere converso;
      Nč l'eterno dolor dal cuor profondoTolto mai ne sarā. - Chiedere adunque
      Deggiamo a questi, onde sė tetro assenzioNasca allor ch'una cosa omai ritorna
      Al sonno, alla quīete, e qual cagioneAbbia alcun di dolersi e pianger sempre.
      Sogliono ancor, mentre sedendo a mensaTengon gli uomini in man coppe spumanti,
      Di ghirlande odorose ornati il crine,


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330