Pagina (156/330)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Molti semi racchiude atti a produrre,
      Mentre passan per lor, noia e dolore.
      Giallo, in oltre, divien ciò che rimiraL'uom ch'è da regia infirmitade oppresso;
      Perchè di giallo molti semi esalanoDall'itteriche membra i quali incontro
      Vanno all'effigie delle cose, e moltiNe son misti negli occhi e di pallore
      Col lor tetro velen tingon il tutto.
      Dalle tenebre poi scorger si ponnoTutte le cose a' rai del lume esposte;
      Perchè, quando ai nostri occhi arriva il primoAere vicin caliginoso e fosco
      Ed aperti gl'ingombra, incontinenteSegue il secondo lucido e sereno
      Ch'ambi quasi gli purga e l'ombra scacciaDi quell'aere primier, perchè di lui
      È più tenue, più snello e più possente:
      Onde, non così tosto empie di luceI meati degli occhi, e ciò che tenne
      Chiuso pria l'aer cieco apre e rischiara,
      Che de' corpi illustrati i simolacriSeguon senz'alcun velo ed a vederli
      N'incitan la pupilla. Il che non puossiFar pel contrario dalla luce al buio;
      Perchè l'aere secondo oscuro e grossoSuccede al tenue e luminoso, e tutti
      I meati riempie, e cinge intornoLe vie degli occhi, ond'impedito affatto
      Sia d'ogni corpo a' simolacri il moto.
      Succede ancor che le quadrate torriRiguardate da lungi appaian tonde,
      Sol perchè di lontan gli angoli suoiMolto ottusi si veggono, o più tosto
      Più da noi non si veggono e svanisceAffatto ogni lor piaga e non ne giunge
      Pur a muoverne il senso un picciol urto:
      Poichè, mentre l'imagine per lungoTratto si muove, è dagli stessi incontri
      Dell'aere a forza rintuzzata; e quindi,
      Tosto che tutti gli angoli a' nostr'occhi


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330