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      Son resi impercettibili, costruttaCi par di sassi fabbricati al torno;
      Ma non tali però che differenzaFra lor non abbia e' veramente tondi
      E da presso veduti; anzi ne sembraChe tutti sian quasi adombrati e finti.
      Parne, oltr'a ciò, che al sol l'ombra si mova,
      E segua i nostri passi, e 'l gesto imíti;
      Se pur credi che l'aria, essendo privaDi luce, passeggiar debba e seguire
      Dell'uomo i gesti ed emularne i moti;
      Chè null'altro che aria orba di luceEsser può mai quel che da noi si suole
      Ombra chiamar. Ciò senza dubbio accade,
      Perchè resta per ordine la terraPriva de' rai del sol dovunque il passo
      Da noi si volga e le si pari il lume,
      E quei luoghi all'incontro onde partimmoS'illustran tutti ad uno ad uno. Or quindi
      Pare a noi che l'istessa ombra del corpoSempre ne segua; con ciò sia che sempre
      Nuovi raggi di luce in ordin certoSi diffondon per l'aria, e quei di prima
      Spariscon, quasi lana arsa nel fuoco;
      Onde resta la terra agevolmenteDi luce ignuda, e nella stessa guisa
      Se n'adorna e riveste, e scuote e purgaL'atra e densa caligine dell'ombre.
      Nè qui nulla di men gli occhi ingannatiPunto non son: poichè, dovunque il lume
      Si trovi o l'ombra, il veder tocca a loro;
      Ma, se i raggi medesimi di luceCamminano in più luoghi e se la stessa
      Ombra di qui si parta e vada altroveO pur, come poc'anzi io ti diceva,
      Segua tutto il contrario, il ciò discernereOpra è della ragion, nè posson gli occhi
      Mai delle cose investigar l'essenza:
      Onde non voler tu questo difetto,
      Che solo è del consiglio, ingiustamenteAgli occhi attribuir.


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330